Venerdì scorso, quando sono scesa dal tram in una mattina assolata, li ho visti subito. Due grandi cartelloni su un pannello dall’altra parte della strada che mostravano la foto di un uomo carismatico e sorridente, con bei capelli bianchi lucenti. Sotto la sua foto c’erano solo due parole che purtroppo dicevano tutto: Ci mancherai. Era Gigi Proietti, un’icona di Roma, scomparso all’improvviso il 2 novembre scorso. Era il giorno del suo ottantesimo compleanno e in Italia il giorno dei morti. I social media sono stati immediatamente inondati da espressioni di dolore e messaggi su come Roma non sarà mai più la stessa. Anche il nostro sindaco ha consegnato un messaggio emotivo e personale. Con mio grande rammarico, però, ho dovuto confessare che non sapevo chi fosse.
Quanto sarebbe diversa la tua vita se non avessi idea di chi siano le icone locali della tua città o della tua regione, se non conoscessi le storie che fanno parte della memoria collettiva, o se non capissi tutte le sottili, non letterali battute al supermercato locale perché non hai idea di a cosa si riferiscono?
Quando ti trasferisci all’estero, ti ritrovi improvvisamente in un mondo che ti è ancora completamente sconosciuto. L’inizio emozionante di un grande percorso di scoperta sul quale ogni giorno ti meravigli e impari cose nuove. Si prende tutte le impressioni come una spugna, ma si dimentica anche molti dettagli perché non si riesce ancora a inquadrarle in un quadro più ampio. È ancora troppo presto per il tuo cervello per collegare tutto ciò che accade e per vedere attraverso il modo in cui ogni sampietrino, ogni bambino che gioca, ogni chiesa e ogni passante sono collegati l’uno all’altro. A volte questo può travolgerti, oppure far sentirti solo. Anche sradicati. Pensa a te stesso. Quanto sarebbe diversa la tua vita se non avessi idea di chi siano le icone locali della tua città o della tua regione, se non conoscessi le storie che fanno parte della memoria collettiva, o se non capissi tutte le sottili, non letterali battute al supermercato locale perché non hai idea di a cosa si riferiscono?
Improvvisamente ero di nuovo la straniera, che non condivideva il dolore collettivo degli italiani
Un po’ mi sono sentita di nuovo così quando ho letto la notizia di Luigi “Gigi” Proietti. Mi sono resa conto che era da molto tempo che non provavo questa sensazione. Anche i miei amici italiani hanno cominciato a scherzare con me, ultimamente, sul fatto che qui a Roma io so più cose sugli eventi locali (e sul dramma) di quanto ne sapessero loro. Improvvisamente ero di nuovo la straniera, che non condivideva il dolore collettivo degli italiani.
Dopo che la bara è stata portata nel teatro di legno, è seguito un assordante giro di applausi che è durato minuti e minuti, perché in fondo ogni applauso sarebbe stato troppo breve per onorarlo veramente. Se è possibile che un intero Paese abbia la pelle d’oca nello stesso momento, è stato sicuramente in quel momento
La mattina di giovedì 5 novembre, il servizio di addio del Signor Proietti è stato trasmesso in diretta in tutta Italia. E per quanto possa sembrare strano dire, è stata una delle cose più belle che abbia mai visto alla televisione italiana, e forse proprio alla televisione. Dopo che la bara è stata portata nel teatro di legno, è seguito un assordante giro di applausi che è durato minuti e minuti, perché in fondo ogni applauso sarebbe stato troppo breve per onorarlo veramente. Se è possibile che un intero Paese abbia la pelle d’oca nello stesso momento, è stato sicuramente in quel momento. La bara ricoperta di rose rosse è stata posta al centro del palco. Tutti erano vestiti di nero, una delle più belle e rispettose espressioni di lutto. Un gesto così semplice, ma così significativo. Un discorso dopo l’altro è stato recitato dai suoi amici e colleghi, quasi tutti artisti della professione teatrale. Ogni discorso era quindi un’opera d’arte a sé stante su una dura realtà con cui si erano confrontati solo pochi giorni prima. La grandezza e il sentimento con cui venivano recitati i discorsi era quasi irreale. A volte mi sembrava di guardare un film in cui mi sentivo completamente trasportato. Il momento in cui uno dei suoi migliori amici, che dagli anni Ottanta considerava Gigi Proietti il suo mentore, si tolse la maschera per la frustrazione, dopo aver pronunciato solo le prime tre parole, non lo dimenticherò facilmente.
Non è triste come a volte si arriva a conoscere qualcuno solo quando non è più tra noi?
Grazie a quei discorsi appassionati – di cui non ho capito alcune parti che sono state raccontate in dialetto romano, dimostrando quanto sia essenziale capire anche il dialetto locale per integrarsi davvero da qualche parte – ho conosciuto il signor Proietti. Non è triste come a volte si arriva a conoscere qualcuno solo quando non è più tra noi? Gigi Proietti era un grande uomo di teatro. Anche se ha recitato anche nei film ed è stato il doppiatore italiano di molte star di Hollywood, il teatro era il mestiere in cui nessuno poteva avvicinarsi a lui. Le riprese delle sue rappresentazioni teatrali venivano presentate, mostrando come lui, con il suo specifico umorismo e le sue grandi espressioni facciali, giocava con il pubblico in modo grandioso.
L’influenza del teatro va ben oltre le sedie di velluto rosso, o in questo caso le panche di legno. A volte c’è una scena di uno spettacolo teatrale, una frase di una canzone, un movimento di una danza, o qualcosa di piccolo ma sottile come un’espressione del viso che ti tocca così tanto da portartela a casa come qualcosa che non dimenticherai per il resto della tua vita
Si è parlato anche della sua vita personale. Della sua moglie svedese e delle sue due figlie, Susanna e Carlotta, che sono state elogiate per come hanno affrontato il fatto di non aver mai avuto completamente per sé il marito e il padre. Di come hanno dovuto condividerlo con il pubblico. Perché un uomo come Gigi Proietti era un po’ di tutti. Si parlava anche del suo entusiasmo di continuare a condividere l’arte del teatro e soprattutto i classici. Nel 2003 fu sua l’idea di costruire a Villa Borghese – il più bel parco di Roma – il teatro elisabettiano in legno The Globe, una ricostruzione del famoso teatro londinese del 1559. Gigi Proietti aveva scelto di rappresentare qui i classici di Shakespeare, interamente nello spirito del teatro. Il pubblico è libero di scegliere dove sedersi: sul pavimento o nelle tribune di legno, che sembrano quasi dei palchi stabili. Fin dall’inizio, il teatro e le rappresentazioni teatrali che vi si svolgono sono state molto apprezzate dalle giovani generazioni, e con questo il signor Proietti ha fatto un colpo da maestro. L’influenza del teatro va ben oltre le sedie di velluto rosso, o in questo caso le panche di legno. A volte c’è una scena di uno spettacolo teatrale, una frase di una canzone, un movimento di una danza, o qualcosa di piccolo ma sottile come un’espressione del viso che ti tocca così tanto da portartela a casa come qualcosa che non dimenticherai per il resto della tua vita. All’interno del teatro non c’è distinzione. E il signor Proietti lo sapeva meglio di chiunque altro.
Quella tribuna di legno a tre piani, quel palco, mi sembrava tutto molto familiare. E fu allora che lo ricordavo di nuovo
E mentre mi sedevo sul divano, profondamente toccata e incapace di strappare gli occhi da quella bara ricoperta di rose rosse sullo schermo, mi ha colpito all’improvviso. La telecamera si è voltata di nuovo verso il pubblico addolorato, dove un collega artista che aveva appena recitato il suo discorso ha abbracciato calorosamente la figlia di Gigi Proietti. Quella tribuna di legno a tre piani, quel palco, mi sembrava tutto molto familiare. E fu allora che lo ricordavo di nuovo. Subito ho preso il telefono per cercare un vecchio video. Ed eccolo lì. Il sette ottobre 2015, meno di un mese dopo il mio primo arrivo a Roma, ero stata lì per assistere a uno spettacolo di Shakespeare: il famoso “Sogno di una notte di mezza estate”. All’epoca non avevo idea di dove mi trovavo e non riuscivo a capire quasi una parola di quello che si diceva nello spettacolo, ma questo non mi ha fatto amare di meno. Neanche un po’. Perché dopo quella notte sapevo una cosa con certezza: ne volevo di più.
Solo ora, cinque anni dopo, ho collegato le cose e ho scoperto che Gigi Proietti, l’uomo che pensavo di non conoscere, aveva davvero avuto un impatto sulla mia vita
Ci sarebbero voluti altri cinque anni prima di scoprire a chi dovevo quella magica esperienza. Solo ora, cinque anni dopo, ho collegato le cose e ho scoperto che Gigi Proietti, l’uomo che pensavo di non conoscere, aveva davvero avuto un impatto sulla mia vita. E la sua influenza va oltre. È stato grazie a quel video del 2015 che mi sono resa conto di quanto meglio conosco Roma ora, da piccola protagonista a Roma, dove tutto e tutti sono collegati tra loro. Non riesco più a immaginare cosa significhi non capire la lingua. Di non riuscire a capire le battute tra i due baristi nel mio bar stamattina. Gigi Proietti era un vero e proprio connettore, e dopo aver visto il suo funerale, mi sono resa conto che ora, anche dopo la sua morte, era riuscito ad approfondire il legame tra me e Roma. Grazie a Gigi, sono diventata un po’ più romana. La città, anzi l’intera nazione, ha perso un grande uomo, ma la sua eredità rimarrà con noi per sempre. Grazie Gigi.