Quando dieci anni fa mi sono iscritta all’associazione studentesca di Amsterdam e ho dovuto scrivere il mio nome completo, ho ricevuto una risposta di incredulità e una piccola risata. Scusa, come ti chiami? Ora, forse ti chiedi cosa c’è di così strano nel nome Anne. Beh, in realtà niente. Lo stupore aveva tutto a che fare con i miei due secondi nomi: Godefrida Jacoba, derivano da entrambi i miei nonni. Una tradizione ampiamente diffusa nella piccola regione (cattolica) in cui sono nata, ma molto sconosciuta nel resto dei Paesi Bassi.
Così, quando mi sono trasferita in Italia, sono stata convinta di non avere più domande sui miei secondi nomi speciali. Mi sono rivelata però sbagliata
Al sud, però, quasi tutti lo riconosceranno, perché molti trovano nomi come Maria, Theodorus, Catharina, Franciscus, Petrus o Antonius nei loro passaporti. Con ben quattro nomi sul suo certificato di nascita, la mia migliore amica ne è l’esempio perfetto. C’è solo un piccolo dettaglio: il nome con cui la conosciamo non è tra questi quattro. Quando suo padre l’ha registrata presso il comune poco dopo la sua nascita, si è dimenticato per sbaglio di registrare il primo nome con il quale sarebbe chiamata. Quindi, secondo le istituzioni ufficiali, il suo nome è Veronica, cosa che ogni tanto se ne dimentica persino lei stessa e che porta a situazioni piuttosto esilaranti. Cerca di essere credibile quando devi spiegare a un assistente di volo che hai semplicemente dimenticato il tuo vero nome quando ti chiede perché il nome sul tuo biglietto non corrisponde a quello sul tuo passaporto. Anche mio padre ha la gioia di avere quattro nomi (molto lunghi) che non entrano mai nelle piccole scatole dei moduli ufficiali e il nome completo di mia madre è italiano pur sang: Maria Anna Odilia. Così, quando mi sono trasferita in Italia, sono stata convinta di non avere più domande sui miei secondi nomi speciali. Mi sono rivelata però sbagliata.
Basta scorrere un attimo la mia lista di contatti per avere una buona impressione: cinque Fabio, sette Federica, tre Giuseppe, quattro Matteo e così via
Ai non italiani a volte sembra che tutti gli uomini italiani si chiamino Giovanni, e tutte le donne italiane Maria. Certo, non è così, ma è vero che la maggioranza dei nomi sono molto comuni. Basta scorrere un attimo la mia lista di contatti per avere una buona impressione: cinque Fabio, sette Federica, tre Giuseppe, quattro Matteo e così via. In Italia, il primogenito viene tradizionalmente chiamato come il nonno paterno (o la nonna paterna) e il secondo figlio come il nonno materno (o la nonna materna). È molto probabile che la nonna di Giulia si chiami anche Giulia, e la nonna di Alessandro si chiama – avete indovinato – Alessandro. È grazie a questo (secondo me) bellissimo fenomeno che i nomi non passano mai di moda in Italia.
Prendiamo Leonardo, che rappresenta da solo un’intera melodia. Un piccolo pezzo musicale di quattro sillabe
E non ne hanno bisogno perché i nomi italiani sono pura poesia. Un’opera d’arte in cui la lunga storia familiare che si è tramandata di generazione in generazione risuona in ogni singola lettera. Anche se al di fuori dei confini italiani, questi nomi sono spesso considerati un po’ fuori moda, allo stesso tempo sono così splendidamente costruiti. Prendiamo Leonardo, che rappresenta da solo un’intera melodia. Un piccolo pezzo musicale di quattro sillabe. Il passaggio fluente delle vocali con la leggera vibrazione della R rotolante. Un’opera d’arte, come ho detto prima.
Poco fa, ho voluto chiarire a un amico italiano che in realtà il mio nome è Anne, non Anna. Leggermente seccato mi guardò. Non era esattamente la stessa cosa?!
Ma i genitori italiani non cercano mai di modernizzare i nomi tradizionali? Certo che lo fanno di tanto in tanto, anche se le alternanze non sono in genere ciò che si potrebbe definire rivoluzionarie. La madre di un mio amico si è ribellata quando ha chiamato suo figlio Emanuel invece di Emanuele, cosa che deve giustificare per sempre quando si presenta. Per anni, i nomi italiani più popolari non sono cambiati quasi per niente: Leonardo, Francesco, Sofia e Giulia. Quando ho passato l’estate in Sicilia molti anni fa, la mia suocera siciliana non riusciva ad accettare che il mio nome e quello di Isabelle, l’altra nuora, finissero in E. Per lei, eravamo Anna e Isabella. Poco fa, ho voluto chiarire a un amico italiano che in realtà il mio nome è Anne, non Anna. Leggermente seccato mi guardò. Non era esattamente la stessa cosa?! Fin dalla prima volta che mi sono trasferita in Italia, le mie amiche olandese mi chiamano Anna, cosa a cui mi sono talmente abituata che non me ne accorgo più. Ma comunque mi piace. Sia le due nonne di mio padre che la madrina di mia madre si chiamavano Anna, e anche se i miei genitori mi hanno detto che il mio nome non viene direttamente da loro, mi piace il fatto che Anna sia un nome presente in entrambe le parti della famiglia già da decenni.
“Federico!” ho gridato. Nessuna risposta. “Francesco!”, gridò Julia. Di nuovo, nessuna risposta. “Luca!”, Sara ci ha provato. Ancora niente. Ma non ci siamo arrese. “Andrea?!” Il ragazzo si è girato. Non è possibile?
Il fatto che in Italia valga la pena provare a indovinare il nome di qualcuno, nel caso non lo si conosca, è stato dimostrato quando eravamo in gita con un gruppo di studenti. Con le mie due migliori amiche, Sara e Julia, da entrambe le parti, stavo camminando su uno stretto marciapiede lungo una strada trafficata. Volevo chiedere qualcosa al ragazzo del comitato organizzatore che camminava almeno trenta metri davanti a noi, ma a causa del grande gruppo di persone fra di noi e del traffico di passaggio era impossibile raggiungerlo. Quindi chiamarlo da lontano sembrava meglio, ma c’era un problema. Non avevo davvero idea di come si chiamasse, e nemmeno le mie amiche. Ma prova a indovinare, mi ha suggerito Sara, in fondo è italiano. Le ho dato uno sguardo esitante, come se potesse funzionare! Abbiamo deciso di provare comunque. “Federico!” ho gridato. Nessuna risposta. “Francesco!”, gridò Julia. Di nuovo, nessuna risposta. “Luca!”, Sara ci ha provato. Ancora niente. Ma non ci siamo arrese. “Andrea?!” Il ragazzo si è girato. Non è possibile? Abbiamo indovinato il suo nome in quattro tentativi solo. Cosa posso dire? Benvenuto in Italia.
Eppure, sembra strano che una donna si chiami Andrea, in quanto è una traduzione greca di un nome ebraico e significa letteralmente ‘maschile’
Nonostante il fatto che Andrea sia un nome italiano molto comune tra i maschi, fuori dall’Italia le persone reagiscono spesso con le sopracciglia alzate quando un uomo si presenta in questo modo. Eppure, sembra strano che una donna si chiami Andrea, in quanto è una traduzione greca di un nome ebraico e significa letteralmente ‘maschile’. I nomi italiani e romani antichi sono ancora più presenti nella vita quotidiana di quanto si possa sospettare. La prossima volta che ordini una pizza Margherita, prendeti un secondo per pensare alla persona da cui la pizza ha preso il nome: Regina Margherita. I meravigliosi mesi estivi di luglio e agosto si stanno avvicinando rapidamente, ma hai mai pensato al perché si chiamano così? Gli imperatori romani Giulio Cesare e Augusto decisero di intitolare un mese a sé stessi, umili com’erano, ancorando per sempre il loro nome alla vita dei tanti che vennero dopo di loro.
Sentendo i miei due sontuosi secondi nomi dei secoli passati, anche gli italiani mi hanno guardato con sorpresa. Provenivo da una famiglia nobile?
Una volta arrivata in Italia alla fine dell’estate del 2015, mi sono iscritta all’associazione internazionale degli studenti della mia università romana. Sentendo i miei due sontuosi secondi nomi dei secoli passati, anche gli italiani mi hanno guardato con sorpresa. Provenivo da una famiglia nobile? Ehm, non proprio. È solo la folle combinazione di genitori che assecondano le moderne tendenze dei nomi olandesi, ma allo stesso tempo vogliono attenersi alla tradizione di dare ai figli il nome dei nonni, proprio come fanno gli italiani. Un nome di battesimo molto alla moda, con qualche buon vecchio santo da accompagnare. Nomi che anche gli italiani trovano impressionanti. Ma ehi, what’s in a name?