Buona notizia! Sabato scorso, il 19 settembre, il sangue di San Gennaro si è liquefatto di nuovo. Un evento seguito da vicino dai napoletani, ma anche da milioni di italiani, che hanno trattenuto il fiato in attesa. San Gennaro è il santo patrono della città di Napoli, e dopo la sua decapitazione, avvenuta nel 305, una donna riuscì a catturare un po’ del suo sangue in un’ampolla. Dal XVII secolo le sue spoglie sono conservate nel Duomo di Napoli. Il 19 settembre di ogni anno è uno dei tre giorni in cui le reliquie vengono portate fuori dalla cripta per commemorare il suo martirio. Dopo un’intensa preghiera, il suo sangue coagulato nell’ampolla si liquefa di nuovo, si spera. Grazie a Dio questo è successo anche quest’anno, perché quando questo miracolo di sangue avrà luogo, Napoli sarà salvata dai disastri nel prossimo futuro. Anche se sono la prima a credere nei miracoli, non ho potuto fare a meno di scrivere a Tobia, un caro amico e napoletano nato e cresciuto, per chiedergli come sia possibile che la massa granulosa si liquefare di nuovo. La sua risposta è stata chiara: “Non lo so, per questo è un miracolo”. Non poteva parlare a lungo, però, perché era troppo impegnato a festeggiare questo fatto gioioso. Proprio come il resto della città.
I miracoli sono lì per essere festeggiati e mentre continuo a leggere di San Gennaro, mi rendo conto che non si debba negare o addirittura ignorare la natura miracolosa delle cose che accadono nella nostra vita, anche se – a differenza del sangue liquefatto di San Gennaro – esiste una spiegazione logica per essi
Quindi, è un miracolo! Una piccola ricerca su Google mi insegna che ci sono stati anni in cui il sangue di San Gennaro non si è liquefatto. Nell’anno in cui Napoleone invase la città, nell’anno in cui c’era la peste, nel 1980 quando un forte terremoto colpì la città e negli anni in cui eruttò Mamma Vesuvio, il gigantesco vulcano che veglia sulla città. Ma per fortuna Napoli si trova ora ad affrontare un altro anno di prosperità, che potrebbe essere interpretato come un messaggio che il coronavirus svanisca molto presto. Speriamo. Di per sé, questo è un pensiero incoraggiante che dà speranza ben oltre le mura di Napoli. I miracoli sono lì per essere festeggiati e mentre continuo a leggere di San Gennaro, mi rendo conto che non si debba negare o addirittura ignorare la natura miracolosa delle cose che accadono nella nostra vita, anche se – a differenza del sangue liquefatto di San Gennaro – esiste una spiegazione logica per essi. Ed l’Italia? Per me rimarrà un grande Paese dei miracoli.
Sembrava anche un miracolo quando all’improvviso qualcosa sembrava essere scattato nella mia testa e da un giorno all’altro (così sembrava) riuscivo a capire l’italiano senza aver buttarmi in uno studio intensivo della lingua
Cinque anni fa, quando ero appena arrivato in Italia, ho goduto del fatto miracoloso che il vino veniva dalle fontane della città invece dell’acqua durante l’annuale festa del vino a Marino – un paese dei Castelli Romani e un vero consiglio! – per farti riempire il tuo bicchiere a tempo indeterminato. Sembrava anche un miracolo quando all’improvviso qualcosa sembrava essere scattato nella mia testa e da un giorno all’altro (così sembrava) riuscivo a capire l’italiano senza aver buttarmi in uno studio intensivo della lingua. Anche la meravigliosa, interminabile estate di quest’anno, in cui ho trascorso molti giorni su spiagge affollate in mezzo a grandi famiglie italiane, a volte mi è sembrato un vero miracolo. Come era diverso il mondo, e soprattutto l’Italia, quando a marzo le terribili immagini delle bare ammucchiate a Bergamo hanno raggiunto il mondo intero – per sempre impresse nella nostra memoria collettiva – e si diceva che l’Italia non avrebbe aperto i suoi confini prima della fine dell’anno.
Quando poi, faccio notare il miracolo liquido e nero nella mia tazzina da caffè espresso di cui inalo con entusiasmo gli aromi e che, per gusto, odore ed esperienza, non ha eguali in nessun posto in Olanda, fanno un cenno con la testa d’accordo
Si può definire un miracolo che Venezia, costruita su lagune di sabbia nel mare, non sia stata ancora spazzata via dal mare e che il Pantheon – con un’apertura circolare nel tetto di ben 8,7 metri di diametro – sia ancora orgogliosamente al suo posto a Roma dopo più di duemila anni. E poi c’è la miracolosa storia del pasticcere Pietro Ferrero, che aggiunse le nocciole al cioccolato al tempo della seconda guerra mondiale per la scarsità di cacao e inventò per caso la pasta di cioccolato più famosa del mondo. E siamo onesti, chi potrebbe vivere senza la Nutella oggi? Trovo anche un miracolo come le donne italiane molto anziane salgano ancora le strade ripide con i tacchi alti e come gli uomini italiani anziani non si sentano mai, ma davvero mai, troppo vecchi per farti i complimenti. Per miracolo, la scozzese-italiana Sara era seduta proprio accanto a me quando siamo usciti a cena con almeno centocinquanta studenti, per far nascere subito un’amicizia per la vita (dopo lei aver posato con una bottiglia di Coca-Cola etichettata Miss Perfezione per una foto che dovevo scattare). Per lo meno mi è sembrato un piccolo miracolo come Io andassi ancora a Roma per studiare in una prestigiosa università di economia, dopo aver già conseguito il mio master ad Amsterdam (un altro miracolo in sé, guardando le impossibili materie di matematica e statistica che ho dovuto passare). Ero selezionata per l’unico posto di scambio disponibile ed è così che un sogno a lungo desiderato si è realizzato dopo anni. Alla fine sarebbe stato l’inizio di una nuova grande avventura italiana che magari dura una vita. È un miracolo di per sé, se si chiede ai vecchi italiani del bar, che mi dicono regolarmente che devo essere pazza a preferire il carattere caotico di Roma al sistema strettamente organizzato dei Paesi Bassi. Quando poi, faccio notare il miracolo liquido e nero nella mia tazzina da caffè espresso di cui inalo con entusiasmo gli aromi e che, per gusto, odore ed esperienza, non ha eguali in nessun posto in Olanda, fanno un cenno con la testa d’accordo, dopodiché iniziano a farneticare con entusiasmo sul caffè, il tiramisù, la pasta e il vino. È davvero un paese pieno di miracoli, quella loro Italia, e li vedo crescere con orgoglio.
Apprezza tutti i tuoi miracoli, perché rendono la vita degna di essere vissuta e più.