#5 Que sera, sera, whatever will be, will be… (Italiano)

Una delle cose che mi attrae di più dello stile di vita meridionale è la grande quantità di imprevedibilità rispetto alla vita nell’Europa settentrionale. Ogni anno mi ritrovo a comprare di nuovo un’agenda, con l’intenzione di usarla effettivamente nell’anno prossimo. La verità è che non ne ho mai usato una dopo il liceo. Nonostante i miei sinceri tentativi di vivere la mia vita un po’ più programmata, mi rende piuttosto molto ribelle. Nel mio primo blog, ho scritto come Roma mi ha fatto sentire dal primo momento come se stessi tornando a casa. Infatti, si spiega in gran parte con l’imprevedibilità della vita. Quando mi sveglio la mattina, tutto può accadere e i miei piani non sembrano mai completamente fissati: per me il massimo della libertà.

Non è niente di personale, e non si dovrebbe assolutamente interpretarlo in questo modo, è una delle prime lezioni di vita che imparerai in Italia

Tuttavia, ci sono momenti in cui devo ancora abituarmi a questo stile di vita “più flessibile”. Poiché è chiaro che il fatto di dover sempre considerare un “soggetto al cambiamento” ha il suo lato negativo. Spesso, i piani che ho fatto con gli amici vengono cancellati a causa di qualche circostanza inaspettata. Non è niente di personale, e non si dovrebbe assolutamente interpretarlo in questo modo, è una delle prime lezioni di vita che imparerai in Italia. Eppure, quando ti sei appena trasferita in una nuova città all’estero e devi ancora costruire la tua vita sociale per la maggior parte, non è affatto divertente quando i tuoi progetti vengono annulati all’ultimo minuto. Allora, ci si trova di sabato sera, a casa da soli, mentre tutta l’Italia sta cenando, bevendo e ridendo fino a tardi con la famiglia e gli amici a tavoli lunghi. Giusto? Beh, in realtà, quel dolce cliché dei italiani che abbiamo in Nord-Europa non è sempre la verità. 

Ma poi finalmente mi ha mandato un messaggio mentre lavoravo di nuovo nella ‘mia’ osteria, in cui si scusava per la sua scomparsa

Leggermente paragonabile è stato quello che è successo con il lavoro che mi ho trovato nei miei primi giorni a Roma. Assisterei un uomo d’affari con la sua compagnia di libri e dopo il nostro primo, molto interessante incontro, mi contatterebbe via e-mail con tutti i dettagli del lavoro. Passarono comunque delle settimane e anche se io gli inviai un paio di e-mail per verificare se tutto era a posto, lui non rispose mai e io considerai l’opportunità già come una “buona storia”, ma senza seguito purtroppo. Ma poi finalmente mi ha mandato un messaggio mentre lavoravo di nuovo nella ‘mia’ osteria, in cui si scusava per la sua scomparsa – che era dovuta ad una faccenda di famiglia – e mi ha rassicurato che lavoreremo insieme sicuramente. Certamente, era su questo che abbiamo concordato, giusto? Felice di aver ricevuto una notizia da Mister Books, quella sera sono andata alla fermata dell’autobus. Eppure, stava piovendo troppo, così decisi di fare un salto nel primo negozio che passavo per aspettare che la pioggia finisse e mentre scuotevo le gocce di pioggia dal mio ombrello, mi imbattei contro qualcuno (letteralmente!). Ho alzato lo sguardo per scusarmi e indovinare chi era? L’uomo d’affari di libri! Allora, ti ricordi quella cosa che ho detto su come la coincidenza non esiste? Molto spontaneamente mi invitò a pranzo per discutere ulteriormente il progetto il giorno dopo, il che non era un problema, dato che entrambi non avevamo orari impossibili da riorganizzare. 

Prima di rendermene conto, mi sono seduta sul retro del furgone della band con i finestrini ciechi, mentre il manager ci ha guidato fino al luogo dove abbiamo assistito ad una performance incredibile. In prima fila!

E, naturalmente, questo modo di vivere piuttosto impulsivo ha anche il suo lato positivo, che per me è più importante senza dubbio. Un paio di settimane fa ho avuto l’onore di participare in un servizio fotografico promozionale per un tour enogastronomico a Roma (come probabilmente potete immaginare, non ci ho dovuto pensare troppo a lungo quando me lo hanno chiesto). Ho conosciuto le altre cinque “modelle per un giorno” quel pomeriggio, ma ci siamo trovati con tutti così bene che abbiamo deciso spontaneamente di prendere un’altra bottiglia di vino, dopo tre ore e mezza di fare foto. Era già dopo le sette quando stavo aspettando il mio autobus e il mio amico, il proprietario dell’osteria, mi ha scritto di passare. Dato che il locale era a soli 200 metri di distanza, ho deciso di tornare indietro per quello che pensavo fosse un caffè veloce. Ma mentre stavo bevendo il mio caffè al banco, ho incontrato Angelo, un simpaticissimo australiano dalle radici italiane e abbiamo chiacchierato fino a quando il mio amico, che è anche il cantante di una band, ha annunciato di partire per uno spettacolo e ci ha invitato spontaneamente ad unirci a lui. Prima di rendermene conto, mi sono seduta sul retro del furgone della band con i finestrini ciechi, mentre il manager ci ha guidato fino al luogo dove abbiamo assistito ad una performance incredibile. In prima fila! In Olanda inizierei sicuramente a preoccuparmi di come sarei tornata a casa nel mezzo della notte, ma per fortuna le voci diffuse sul fatto che gli italiani sono veri signori sono vere per la parte che ho avuto un passaggio privato a casa nel furgone della band. 

All’improvviso, ho cominciato a canticchiare quella melodia familiare che mi è rimasta bloccata nella testa per il resto della serata. Perché cosa ha cantato di nuovo quel Doris Day?

Per mia esperienza, il modo di vivere impulsivo è molto contagioso. Qualcosa che si infetta automaticamente quando si rimane in Italia abbastanza a lungo. Certo, mi sento ancora delusa ogni tanto quando i miei piani vengono cancellati, perché quella ragazza che avrebbe dovuto affrontare un sabato sera da sola a causa della cancellazione di una festa – che avrebbe dovuto essere l’evento dell’anno – in una casa al mare in occasione del trentesimo compleanno di un’amica di un’amica (che incubo!)? Sì, sarei stata io. Ma poi ho dimostrato di aver ragione perché infatti, questo modo di vivere impulsivo aveva contagiato anche un caro amico francese – ci siamo incontrati quattro anni fa a Roma quando studiavamo insieme – perché subito dopo aver scritto mercoledì scorso su come entrambi avevamo una brutta giornata e come volevamo uscire insieme per rallegrarci, lui mi ha mandato un altro messaggio: BOOKED! Arriverò a Roma domani! E così ho scritto questo blog domenica sera con un grande sorriso ripensando al weekend più divertente e prezioso che abbiamo trascorso insieme. All’improvviso, ho cominciato a canticchiare quella melodia familiare che mi è rimasta bloccata nella testa per il resto della serata. Perché cosa ha cantato di nuovo quel Doris Day? Que sera, sera, whatever will be, will be…