#53 Un anno! (Italiano)

Tanti auguri a…me! È proprio vero, questa settimana il mio blog festeggia il suo primo compleanno. Era l’11 novembre dell’anno scorso (11/11, e il 22 è il mio numero preferito. È una coincidenza dici?) quando ho premuto il pulsante di pubblicare con le mani tremanti mandando la mia storia in giro per il mondo. Il cuore mi martellava nel petto, perché, buon Dio, ora all’improvviso tutti potevano leggere quello che avevo intenzione di fare. O meglio, quello che avevo già fatto.

Da quel momento in poi ti ho portato con me in quella che sarebbe stata la più grande avventura della mia vita

Avevo lasciato il mio lavoro stabile e ben pagato presso una grande banca e sono partita per Roma senza un piano davvero. L’avevo chiamata la mia personale Operation La Dolce Vita, e da quel momento in poi ti ho portato con me in quella che sarebbe stata la più grande avventura della mia vita. Dato che molti dei miei amici non parlano olandese, mi è sembrato logico pubblicare il blog anche in inglese. Ma quando si scrive della propria vita in Italia, dovrebbe essere anche in italiano, vero? Ed è così che improvvisamente ho avuto un blog in tre lingue diverse. Ma era almeno realistico? Sarei in grado di tenere il passo? E il mio italiano sarebbe abbastanza buono?

Ricordo vividamente come la caporedattrice mi guardò e mi chiese come mai ero così sicura di avere abbastanza ispirazione per una nuova rubrica di circa cinquecento parole ogni settimana (era molto spesso, secondo lei). Potrebbe succedere che non vivrei niente di speciale in una certa settimana, no?

Una settimana e mezza prima di salire a bordo dell’aereo, mi sono ritrovata nella sala stampa di un importante giornale olandese. Erano interessati alla mia storia e ora stavamo discutendo la possibilità di scrivere per loro del mio avventuro italiano come editorialista abituale. Tuttavia, non avevo ancora iniziato e non avevo mai scritto prima e quindi non potevo mostrare loro nessuno dei miei lavori. Ricordo vividamente come la caporedattrice mi guardò e mi chiese come mai ero così sicura di avere abbastanza ispirazione per una nuova rubrica di circa cinquecento parole ogni settimana (era molto spesso, secondo lei). Potrebbe succedere che non vivrei niente di speciale in una certa settimana, no? Di cosa scriverei allora?

Se c’è una cosa che caratterizza la mia vita, è il modo in cui incontro sempre le persone più interessanti ovunque vada, lasciandomi le storie più belle

Così mi sono seduta su quel divano di pelle in quella grande sala stampa di vetro con le gambe incrociate nella mia bella gonna a matita. Ho capito che aveva ragione. Perché, infatti, come potevo esserne così sicura? Ma per qualche ragione, non ne ho dubitato neanche un secondo. Perché se c’è una cosa che caratterizza la mia vita, è il modo in cui incontro sempre le persone più interessanti ovunque vada, lasciandomi le storie più belle. Quei primissimi blog sono stati scritti con il pensiero che sarebbero stati pubblicati come rubrica su un giornale con oltre centomila abbonati. Ma alla fine, non sono diventata una giornalista abituale di quel giornale. I cambiamenti nella redazione e un nuovo redattore capo fecero sì che la decisione venisse ogni volta rimandata. Nel frattempo, però, ero già arrivata a Roma e ho deciso di non aspettarli. Sapevo di voler condividere comunque la mia storia – e in diverse lingue avevo ormai deciso – e con molto sangue, sudore, lacrime e tutorial di Youtube ho creato il mio sito web.

Nemmeno una volta che ho cercato consigli su come strutturare un articolo o scrivere in modo commovente. Le frasi che scorrono sulla carta sono solo una questione di sfogare i miei sentimenti

Presto ho scoperto quanto fosse bello scrivere in modo indipendente. In questo modo ho potuto determinare tutto da sola. Non ho dovuto discutere gli argomenti per vedere se sarebbero piaciuti o meno ai lettori. Potevo essere personale quanto volevo e fare le storie quanto lungo che volevo. Potevo semplicemente andare avanti fino a quando non avevo più nulla da dire. E come ormai sai, raccontare le storie brevi e al punto non è uno dei miei punti di forza. Infatti, sono esattamente la stessa sulla carta che nella vita reale. Molto presto ho imparato a lasciar andare la perfezione. Dato che di solito non scrivo i blog fino a lunedì, la cosa del ‘controllare un’altra volta domani’ non è neanche possibile. Nemmeno una volta che ho cercato consigli su come strutturare un articolo o scrivere in modo commovente. Le frasi che scorrono sulla carta sono solo una questione di sfogare i miei sentimenti. Ed è così che il mio blog settimanale è diventato lentamente ma inesorabilmente una sorta di diario pubblico in cui tutti erano invitati a leggere. Ormai sono solo grata per come è andato tutto. Perché sempre più mi rendo conto di aver catturato l’anno più bizzarro del secolo.

All’improvviso mi ritrovai di nuovo in Olanda, e ben presto mi venne in mente che per il momento sarei rimasta lì. E il mio blog? Dopotutto, si trattava della mia vita in Italia. Potevo ancora continuare mentre ero in Olanda?

Erano passati appena quattro mesi da quando ho intrapreso la mia avventura, quando il mondo era in fiamme. Tutta l’Italia, il mio nuovo paese, è stata rinchiusa in un modo che non avremmo mai potuto immaginare, e non molto tempo dopo, il virus malvagio ha completamente sopraffatto anche il resto d’Europa. Tutte le nostre certezze, un tempo così radicate, sono improvvisamente scomparse, portate via come polvere al vento. All’improvviso mi ritrovai di nuovo in Olanda, e ben presto mi venne in mente che per il momento sarei rimasta lì. E il mio blog? Dopotutto, si trattava della mia vita in Italia. Potevo ancora continuare mentre ero in Olanda? Tuttavia, quella prima settimana c’erano tanti argomenti da scrivere. Mi sono arrivati tanti messaggi dall’Italia, che hanno parlato da persone che cantavano sui balconi a bambini che dipingevano striscioni arcobaleno. Il blog che è seguito a “What quarantine dreams are made off” è stato uno dei blog su cui ho ricevuto più commenti in assoluto. Questo mi ha fatto capire: forse non sarò in Italia per un po’, ma sono ancora piena di storie per molti altri blog.

Penso che tu abbia capito quello che cerco di dirti: c’era una buona probabilità che avrei lasciato il mio blog da qualche parte a metà febbraio

Guardandoci indietro ora, mi riempie di orgoglio. Sono orgogliosa di me stessa per aver mantenuto la mia risoluzione. Non molto tempo dopo aver iniziato, mi sono detta che volevo continuare così per almeno un anno. Pubblicando un blog ogni singolo lunedì, in modo che a novembre 2020 – che è ora – avrei condiviso tutto il mio primo anno a Roma. È stata una bella sfida che ho affrontato con me stessa. Anche se mi era sempre piaciuto scrivere, non ero il tipo di bambina che teneva un diario. Quando andavamo in vacanza con la famiglia, mia sorella faceva sempre un bellissimo album pieno di ricordi scritti di quello che avevamo fatto ogni giorno. Era quello che volevo fare anch’io. Ero entusiasta quanto lei, ma mentre ora sfoglio questi vecchi album, devo affrontare il fatto che dopo qualche giorno mi licenzio sempre, spesso nel bel mezzo di una frase, probabilmente distratta da tutto quello che succedeva intorno a me. Penso che tu abbia capito quello che cerco di dirti: c’era una buona probabilità che avrei lasciato il mio blog da qualche parte a metà febbraio. E, naturalmente, non me sono sempre sentita di scrivere. Ma ho deciso di perseverare, perché sapevo: se salto una volta, la prossima volta sarà molto più facile pensare ‘ora non è un buon momento’. Che fosse Natale, Pasqua, alta estate o Blue Monday, il mio blog è sempre uscito. Ci sono state settimane, soprattutto d’estate, in cui mi sono stata trovata così impegnata a vivere e a creare nuovi ricordi che non è stato sempre facile indirizzarmi all’interno per sedermi dietro il mio portatile. Ma dopo l’estate è diventato qualcosa che mi ha dato di nuovo struttura e che non vedevo l’ora di fare. Perché, indipendentemente dalla stagione, il mio blog mi ha sempre dato un senso di soddisfazione e dedizione.

Cinquantatré piccole storie che insieme formano una panoramica dettagliata di tutti i miei momenti felici, dubbi, emozioni e avventure. Quante cose sono successe!

E ora è il nove novembre, e sto pubblicando il blog numero 53. Cinquantatré piccole storie che insieme formano una panoramica dettagliata di tutti i miei momenti felici, dubbi, emozioni e avventure. Quante cose sono successe! Ti ho raccontato di Spelacchio, l’albero di Natale americano a Roma e di tutte le tradizioni italiane intorno a Pasqua. Ti ho portato sull’isola di Ischia quest’estate, in una passeggiata nell’antica Roma e in un borgo scozzese tra le montagne della Toscana. Ho descritto l’orribile rapina in strada e come sette uomini speciali italiani mi hanno completamente restituito la fiducia. Ho scritto dei blog su una piazza di Napoli e sull’autobus per il Molise. Nel giardino dei miei genitori e negli aeroporti di Fiumicino, Eindhoven, Düsseldorf, Ciampino e Milano. In piccoli bar, e in alto nel cielo sopra le Alpi innevate. Seduta al tavolo della cucina e sdraiata a letto. Io l’ho fatto, ho pubblicato un blog ogni singolo lunedì di quest’anno. Ma ora che ho portato a termine la mia sfida, mi sono trovata inevitabilmente di fronte alla domanda: cosa succederà? Sarà questa la fine? O andrò avanti?

Per ora, vorrei tanto cogliere l’occasione per ringraziarti. Ogni singolo messaggio o commento che ho ricevuto, breve o lungo, mi ha fatto così bene

Non ti sorprenderebbe se ti dicessi che sono ancora piena di storie e di nuovi progetti. Quindi no, non è la fine. Cambierò, o meglio migliorerò, alcune cose nel tempo a venire. Ma lo vedrai presto. Per ora, vorrei tanto cogliere l’occasione per ringraziarti. Ogni singolo messaggio o commento che ho ricevuto, breve o lungo, mi ha fatto così bene. Trovo che sia così incredibilmente premuroso che mi contatti e mi sento enormemente onorata che ti prenda il tempo per leggere i miei blog. Alcuni di voi leggono un blog di tanto in tanto, altri ogni lunedì sera, e io amo entrambe le cose. Grazie mille. O dovrei dire, grazie di cuore. Vi voglio bene!

2 thoughts on “#53 Un anno! (Italiano)”

  1. Auguri 🥳
    Era un blog lungo 😅 questo numero 💯. Non era facile sopratutto per qualcuno che sta imparando la lingua Italiana con il tuo blog. Sono geloso di la tua usa di congiuntivo, condizionale e persino il passato remoto. Complimenti. Mi piace leggere ogni settimana le tue avventure in Italia. E non vedo l’ora il numero 101. Alla prossima.

  2. Oeps! Mi sono sbagliato non era il blog nr 100 era un anno di blog. Non mi vedo l’ora il numero 54 😂

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